
Upload propone un futuro in cui gli esseri umani potranno caricare (in inglese upload) la propria coscienza in un paradiso digitale, al momento della morte del proprio corpo. Il protagonista della serie è un programmatore di videogiochi chiamato Nathan che pur nella sfortuna di rimanere vittima di uno strano incidente stradale dovuto ad un malfunzionamento della sua auto a guida autonoma, ha il privilegio (monetario grazie alla sua ricca ragazza) di continuare ad “esistere digitalmente” nel migliore dei paradisi possibili denominato “Lake View”, la ricostruzione di una vita passata in un albergo stile vittoriano con vista lago e tutti i cibi e confort immaginabili.

Chiama il tuo angelo!
Nathan si risveglia nel nuovo mondo digitale accolto da Nora, un’assistente umana che ha il compito di far ambientare i clienti nel nuovo tipo di esistenza acorporale. Nora, insieme ad un gran numero di altri angeli (questo il nome con cui può essere invocata da Nathan dall’interno digitale) controlla il buon andamento della vita delle coscienze digitalizzate tramite la supervisione da computer, o interagendo personalmente attraverso visore e guanti tattili.

Upload pone la significativa domanda su ciò che di noi sopravvive alla morte. Nella fantascienza di questa serie il processo che “salva l’anima” e la fa rivivere (oppure la confina?) all’interno di una simulazione, è reso possibile da una scansione (distruttiva) della propria testa (fisica). Il resto del corpo, che rimane morto e abbandonato nella realtà corporea, viene congelato in attesa di un prossimo sviluppo della tecnica così che possa avvenire anche il processo inverso, chiamato download.

Permette di trasformare tutta la testa in una serie di bit
da caricare su un paradiso digitale.
Anche la relazione con i cari che rimangono vivi è salvaguardata dalla possibilità che gli upload hanno di contattare via “telefono” la dimensione reale, oppure con maggiore interazione attraverso la VR (virtual reality) di vederli riprodotti come loro in modo digitale attraverso un avatar (rispondente o meno al loro aspetto fisico) o addirittura di avere “rapporti” con essi (anche intimi) sempre che indossino una tuta e un visore elettronico.
Il prezzo da pagare per tutto questo progresso è la dipendenza capitalistica. Per continuare la vita digitale degli upload i loro cari viventi devono pagare (con soldi reali) un corrispettivo mensile, così che anche nella nuova vita digitale permane il divario sociale tra ricchi e poveri. Inquietante la vita degli upload a cui nessuno “paga la bolletta”. Chiamati “upload 2 giga” essi sono rilegati nei “bassifondi” digitali in stanze prive di arredamento e di possibilità di interazione. All’esaurimento della minima quantità vitale che viene elargita come dimostrativo a tutti, cioè quei pochi giga che ricordano le nostre tariffe per gli smartphone, la vita dell’upload si blocca in un grigio fotogramma in modo analogo a come si mette in pausa un video riprodotto nel pc.

Il merito di questa fantascienza, che nei suoi tratti non risulta mai pesante, in certi passaggi anche comica, è quello di sottolineare le peculiarità che ci rendono umani, anche attraverso situazioni paradossali, come ad esempio la possibilità di partecipare virtualmente al proprio funerale o quello di continuare relazioni amorose con chi è corporalmente morto, o ancora le singolari amicizie tra persone nate in secoli differenti, che si ritrovano “digitalmente presenti” nello stesso tempo/paradiso tecnologico.

L’esistenza digitale degli upload conserva passaggi tipici dell’esistenza terrena anche se strettamente parlando questo non sarebbe necessario. Cosi la vita a Lake View ha i suoi orari, con colazioni abbondanti (che non fanno mai ingrassare), lunghe passeggiate (che non affaticano) e l’orario di riposo e di sonno (anche se gli upload non devono, o non possono?, più lavorare). Il corpo è ricostruito in base ai dati della realtà cosi che l’upload si possa trovare a suo agio, e anche per facilitare il rapporto con i propri cari.
Si sentono poi tutte la difficoltà della digitalizzazione. Quando l’upload chiede di cambiare paradiso, si scade nel paradosso della coscienza umana (che è capace dell’infinito perché pensa e si relaziona a Dio) “scaricata e memorizzata” in un hard disk fisico reale. E’ arduo immaginare che la nostra vita possa essere “messa in pausa”, salvata su un dispositivo fisico e portata a spasso per la città con una piccola valigetta trasportabile. L’immortalità dell’anima, il suo essere uno spazio/tempo/essenza personale indipendente da ogni realtà materiale e spirituale altra che non sia il suo Creatore, fa sempre riflettere sulla impossibilità di un sostrato su cui essa possa essere confinata o riprodotta o meglio clonata, e quindi anche sulla sua unicità e irripetibilità.
Altri passaggi che fanno riflettere sulla preziosità dell’umano e del suo essere un tutto strutturalmente soggetto corporale è il continuo e velato riferimento del bisogno/mancanza della carne che gli upload sentono, e quindi la “pura” esistenza digitale, per quanto piacevole e alternativa (peculiare ad esempio il camminare sull’acqua… digitale ovviamente) e senza tempo non basta a sopprimere il desiderio di ritornare al proprio stato originale “misto“. La tentazione gnostica insita nella digitalizzazione è pensare la materia come indegna di essere abitata dalla purezza dello spirito.
Anche proporre scene di fallimento di reimpianto della coscienza digitale in un nuovo corpo stampato in 3d, cioè del processo inverso dell’upload che è il download, fa riflettere sulla tecnologia che ha i suoi limiti e come vi sia qualcosa di intoccabile nella essenza e di irreversibile nella storia dell’uomo.
Infine un amore tra i bio (vivi) e gli upload (corporalmente morti) è possibile? Mi sembra che la risposta che si deduce dal contesto è che seppur praticabile per un certo lasso di tempo, essa non è naturalmente perseguibile come rapporto duraturo. Il “Naturalmente” è da riferire alla alterità intrinseca tra le due nature che (digitale e biologica) che seppur possono venire in contatto con un incontro virtuale, non realizzano che un surrogato dell’incontro reale di persona face to face (Her docet).