
Di Giuseppe Lorizio su Avvenire.it 08/12/2022
La parola “dogma” non gode di buona reputazione nel nostro contesto culturale occidentale. Il pensiero critico della modernità compiuta, con Immanuel Kant, si è assunto il compito di svegliare l’umanità dal “sonno dogmatico”. Il pensiero liquido della post-modernità o tarda modernità non ama i punti fermi e si delinea come post-veritativo, garantendo cittadinanza esclusivamente alle opinioni. Eppure, un grande pensatore russo come Pavel A. Florenskij, evocando la dimensione paradossale e antinomica del dogma, ammoniva: «Se la verità non fosse antinomica, il raziocinio, muovendosi in cerchio nel proprio campo, non avrebbe un punto d’appoggio, non vedrebbe l’oggetto extra-razionale, e quindi non avrebbe lo stimolo ad abbracciare l’eroismo della fede. Questo punto d’appoggio è il dogma. Proprio con il dogma incomincia la nostra salvezza, perché il dogma, essendo antinomico non costringe la nostra libertà e dischiude tutta l’estensione della fede volontaria o della maligna incredulità» (La colonna e il fondamento della verità)…. Continua a leggere su Avvenire.it 08/12/2022